22/12/09

Analisi sull'inizio di Jennings

Su Basket Central ho fatto un pezzo sull'inizio NBA di Brandon Jennings paragonando i suoi numeri a quelli della sua stagione europea (deludente).

Ecco il link:

Brandon Jennings, the change

21/12/09

Un po' di vecchia "stuff"

L'assenza degli ultimi mesi è stata importante e me ne scuso. Sto lavorando ad un progetto personale: vi dirò se la cosa andrà a buon fine . Ho deciso di ritornare a scrivere sul blog in maniera frequente, senza dimenticare gli impegni universitari.
Per ricominciare parto con qualche vecchio link relativo alla rubrica che curo su Basket Central, Basket&Numeri.

A partire da oggi linkerò su questa pagina ogni articolo di B&N che andrà online su basketcentral.it.


Buona Lettura







25/06/09

Mock Draft 2.0

Editerò direttamente il Mock precedente. I Knicks prendono la scelta numero 29 dai Lakers. Attenzione ai Nets che potrebbero cambiare obiettivo dopo la trade che ha spedito Vince Carter a Orlando in cambio di Alston, Battie e soprattutto Courtney Lee. Portland data fortissima su Casspi del Maccabi.

  1. Los Angeles Clippers Blake Griffin
  2. Memphis Grizzlies Hasheem Thabeet
  3. Oklahoma City Thunder Ricky Rubio
  4. Sacramento Kings Tyreke Evans
  5. Minnesota Timberwolves James Harden
  6. Minnesota Timberwolves Jonny Flynn
  7. Golden State Warriors Jordan Hill
  8. New York Knicks Stephen Curry
  9. Toronto Raptors Demar Derozan
  10. Milwaukee Bucks Jrue Holiday
  11. New Jersey Nets Terrence Williams
  12. Charlotte Bobcats James Johnson
  13. Indiana Pacers Ty Lawson
  14. Phoenix Suns Brandon Jennings
  15. Detroit Pistons Gerald Henderson
  16. Chicago Bulls B.J.Mullens
  17. Philadelphia 76ers Eric Maynor
  18. Minnesota Timberwolves Earl Clark
  19. Atlanta Hawks Dejuan Blair
  20. Utah Jazz Tyler Hansbrough
  21. New Orleans Hornets Jeff Teague
  22. Portland Trail Blazers Omri Casspi
  23. Sacramento Kings Austin Daye
  24. Dallas Mavericks DeMarre Carroll
  25. Oklahoma City Thunder Sam Young
  26. Chicago Bulls Taj Gibson
  27. Memphis Grizzlies DaJuan Summers
  28. Minnesota Timberwolves Jonas Jerebko
  29. New York Knicks Wayne Ellington
  30. Cleveland Cavaliers Rodrigue Beaubois

NBA Draft, gli altri

Chiudo con una breve presentazione di alcuni giocatori interessanti. Il loro range di scelta dovrebbe essere tra la fine del primo giro e l'inizio del secondo. Tra i miei preferiti Nando De Colo.

Toney Douglas, 6-1, PG/SG, Florida State - Tra le sorprese degli ultimi giorni, potrebbe finire nella seconda metà del primo giro. Più guardia che playmaker, realizzatore, eccellente tiro anche dalla lunga. Buon trattamento di palla. Eddie House? 21.5 punti, 3.9 rimbalzi, 2.9 assist, 38.5% da 3 punti.

DeMarre Carroll, 6-8, SF/PF, Missouri - Sinceramente non lo sceglierei al primo giro. Buon tiro, buona intensità, buon giocatore a rimbalzo, buon fisico. Non eccelle in nessuna categoria, mi sembra abbia poca "toughness" e aggressività per giocare ala grande nella NBA a 2,01m. 16.6 punti, 7.2 rimbalzi, 2.2 assist, 36.4% dalla lunga.

Victor Claver, 6-10, SF/PF, Pamesa Valencia (SPA) - Infortunato nell'ultima stagione, è comunque tra i migliori prospetti europei. Potenzialmente mi sembra giocatore da metà primo giro, ma pagherà il lungo stop fisico. Atletone, buon tiro, fisico interessante, può migliorare ovunque. Nelle poche partite giocate (16) 8.3 punti, 4.5 rimbalzi, 65.1% da 2 punti e 41.5% da 3 in 23.0 minuti di media.

Nando De Colo, 6-5, PG, Cholet (FRA) - Compagno di squadra di Beaubois, non capisco come faccia ad essere così indietro nelle graduatorie degli scout. Buon trattamento di palla, tiro, passatore sopraffino, in generale un signor giocatore di pallacanestro. Non è atletico? Chi se ne frega. 14.7 punti, 3.6 rimbalzi, 3.3 rimbalzi, 50.8% da 2 punti con lo Cholet.

Sergio Llull, 6-3, PG, Real Madrid (SPA) - Altro caso di europeo sottovalutato. Capisco che si pensi ad un upside limitato ma scegliere Jennings tra i primi 15 e lui a metà del secondo giro non credo abbia molto senso. Regista, buon fisico (1,90m), light version del più giovane Rubio. In Spagna sono messi bene per il futuro. In 22 minuti di utilizzo 8.6 punti, 2.2 rimbalzi, 2.7 assist, 38.4% da 3 punti.

Marcus Thornton, 6-4, SG, LSU - Giocatore pronto per la NBA, può dare subito un contributo. Discreti fondamentali, buonissimo tiro, capacità realizzative sopra la media. Magari un po' piccolo per giocare guardia nella NBA (1,90m), mi piacerebbe vederlo come cambio di Ginobili nel sistema degli Spurs (che avranno la settima chiamata del secondo round). 21.1 punti, 5.5 rimbalzi, 2.1 assist, 38.5% da 3 punti, 30.3 di PER.

DaJuan Summers, 6-8, SF/PF, Georgetown - Ala dall'eccellente tiro, ci sono diversi punti interrogativi sulle altre fasi del suo gioco. A metà tra il numero 3 e il numero 4, potrebbe essere un discreto cambio delle ali NBA o un giocatore pronto per l'Europa. Deve migliorare a rimbalzo. 13.6 punti, 4.1 rimbalzi, 1.3 assist, 38.5% da oltre l'arco.

Josh Heytvelt, 6-11, PF, Gonzaga - Pensavo fosse più forte. L'ho seguito nella sua carriera collegiale e non è mai esploso definitivamente. Discreto atleta, eccellente tocco, range da 3 punti, interessante mobilità laterale per essere un 2,09m. Dicono abbia qualche problemino fuori dal campo. 14.7 punti, 6.5 rimbalzi, 57.2% nel tiro da 2 punti, 40.4% dalla lunga.

Danny Green, 6-6, SG/SF, UNC - Prototipo del giocatore di ruolo, sarebbe davvero interessante vederlo in una squadra da Playoffs che lo scelga al secondo giro. Esterno completo, tiratore sopra la media, superbo difensore, braccia lunghe, taglia fisica interessante; questo ragazzo mi sembra veramente sottovalutato. Eppure all'università ha vinto e convinto. Per North Carolina 13.6 punti, 4.7 rimbalzi, 2.7 rimbalzi, 1.8 recuperi, 1.3 stoppate, 41.8% da 3 punti.

24/06/09

NBA Draft, 5th - 1st

Ultimi cinque nomi dunque. Griffin sarà certamente la scelta numero 1. Sulle altre posizioni molta incertezza.

Tyreke Evans, 6-5, PG/SG, Memphis - Sul ruolo c'è da fare immediatamente una precisazione: Evans non è un playmaker, ma un giocatore che ama partire con la palla in mano, in punta. Tipica combo-guard, giocatore di pick'n'roll, buon trattatore della palla, sa creare per sè e per i compagni; giocatore che va dentro con la moto, finisce anche subendo il contatto, atletico, forte nella parte superiore di un corpo che controlla benissimo. Molto limitato nel tiro da 3 punti, potrebbe essere proprio questo a portarlo fuori dalle prime 5 chiamate assolute. Versatilità, forza, velocità di piedi e taglia fisica (1,95m) potrebbero renderlo un eccellente difensore NBA, anche se spesso gioca troppo per rubare il pallone. Limiti: tiro da fuori, percentuali ai liberi, ruolo, palle perse. Ma il materiale su cui lavorare c'è tutto. A Memphis 17.1 punti, 5.4 rimbalzi, 3.9 assist, 2.1 recuperi, 27.4% da 3 punti e 30% di Assist Rate.


James Harden, 6-5, SG, Arizona State - Migliore shooting guard del Draft, senza se e senza ma. Giocatore all-around, unisce a una innata capacità di far canestro buonissime doti di passatore e un decision-making migliore di tanti playmaker da primo giro. Decisamente sopra la media anche a rimbalzo, difensivamente è tutt'altro che un giocatore alle prime armi. Tiratore affidabile ma non eccezionale, si dice che sia anche un ragazzo "allenabile", con spiccata etica del lavoro. Ritenuto da molti un po'piccolo per la posizione (ma comunque parliamo di un esterno di 1,94m), deve migliorare il gioco intermedio e il trattamento di palla. Come vedete la descrizione è simile a quella di Roy versione 2006 e come l'All-Star dei Blazers, Harden è considerato uno dei giocatori in assoluto più pronti del lotto anche se con upside limitato. E se continuasse a migliorare come Brandon? Abilissimo a guadagnare falli, deve migliorare dalla lunetta dove comunque tira il 75.6%. Nell'ultima stagione 20.1 punti, 5.6 rimbalzi, 4.2 assist, 1.7 recuperi, 35.6% da 3 punti, Player Efficiency Rating di 29.2.


Hasheem Thabeet, 7-3, C, Connecticut - L'altezza non si insegna. Tra le grandi verità nella storia del gioco, questa è in assoluto una delle mie preferite. Il tanzaniano da UConn verrà scelto così in alto (è proprio il caso di dirlo) perchè i pivot di 2,20m non si trovano al supermercato e perchè comunque potrebbe diventare un giocatore di impatto. Non è ovviamente Shaq, non è nemmeno il primo Mourning. E'un giocatore simile all'altro africano Mutombo, che per lunghezza di braccia, tempismo per la stoppata e presenza in area potrebbe diventare un fattore difensivo importante. In attacco siamo decisamente alle aste, anche se è tiratore di liberi non così malvagio (quasi 63% dalla linea della carità) e si potrebbe lavorare su di lui costruendogli uno-due movimenti in post basso; magari anche meccanici, l'importante è che siano efficaci. E a quell'altezza è difficilmente stoppabile. Deve assolutamente lavorare sulla mobilità e a rimbalzo può far meglio. La stoppata è ovviamente il suo numero migliore, aiutato da un'apertura alare di quasi 2,30m. Esce dal college con i seguenti numeri: 13.6 punti, 10.8 rimbalzi, 4.2 stoppate, 64% dal campo e l'11.9% di Block Rate.

Ricky Rubio, 6-3, PG, Joventut Badalona (SPA) - Se Harden è la miglior guardia tiratrice del lotto, questo è il miglior playmaker del Draft. Ma di gran lunga eh. Creativo, trattatore di palla spettacoloso, due mani per passare, meglio per illuminare il gioco dal palleggio. Alto (in America con le scarpe lo hanno misurato addirittura 1,93m), superbo giocatore di pick'n'roll, ha margini di miglioramento enormi avendo solo 18 anni. Fondamentali tipici del giocatore europeo, è ritenuto un possibile eccellente difensore per le qualità fisiche e per le mani velocissime, che già oggi ne fanno un ladro di palloni con pochi eguali. Da migliorare un tiro da fuori sul quale già ha lavorato molto (quest'anno è passato al 42% nel tiro da 3 punti) e un fisico in questo momento un po' leggero per la NBA. Numero di palle perse elevate, ma con la maturità arriveranno anche scelte migliori. Il vero grosso problema sono le percentuali al tiro: 37.4% da due punti, bassissimo anche per un esterno. Può e deve crescere da quel punto di vista. Tuttavia non avessi bisogno di un numero 4 (e quindi di Griffin) Rubio sarebbe assolutamente la mia prima scelta assoluta. In ACB 10.0 punti, 6.1 assist, 2.6 rimbalzi, 2.2 recuperi in soli 23 minuti di media.


Blake Griffin, 6-10, PF, Oklahoma - Ho sentito tantissime cose sul conto di questo ragazzo: è piccolo, non sarà un fattore nelle aree NBA, non segna da fuori, ecc. Secondo me è fortissimo e non solo perchè andrà alla numero 1. Atleta incredibile, sa giocare in post (non è Duncan però), buonissime mani anche per tirare dai 4 metri, fisico esplosivo. Non altissimo ma certamente nella media del ruolo (2,05m senza le scarpe), a rimbalzo è una forza della natura, soprattutto difensivamente dove a livello collegiale ha spazzato il ferro e portato a casa tutto quello che poteva: 32.4% la sua percentuale a rimbalzo difensivo, terzo della nazione (ma primo in questo Draft). Difensivamente è da costruire, soprattutto come posizionamento ma il corpo e l'atletismo sui quali metter sù un buon difensore NBA sono lì da vedere. Può migliorare anche come passatore (le mani ci sono), e come stoppatore: un atleta con il suo tempismo deve intimidire di più. Occhio soprattutto ai tiri liberi: oggi tira meno del 60%, potrebbe essere un problema grosso. Ricorda il McDyess pre-infortunio e per qualcuno è poco; forse in troppi si sono scordati del giocatore che era Dice con le ginocchia sane. Griffin può avere impatto immediato, mi aspetto un 15+10 già nella stagione da rookie. Scusate se è poco. Ad Oklahoma 22.7 punti, 14.4 rimbalzi, 2.3 assist, 1.1 stoppate, 66% di eFG% e 37.3 di Player Efficiency Rating.

NBA Draft, 10th - 6th

Mi scuso per i due giorni di assenza, dovuti principalmente ad impegni universitari. Riprendo con la presentazione del Draft e in particolare di quei prospetti che dovrebbero essere scelti all'interno delle prime 10 chiamate assolute.

Demar Derozan, 6-7, SG/SF, USC - Siamo di fronte ad uno dei giocatori più discussi di questo Draft. Il potenziale è di primo livello, perchè parliamo di una guardia-ala atletica, con un buonissimo fisico e un talento puro su cui saresti pronto a scommettere. Eppure il ragazzo viene da una stagione al college dove non ha convinto esattamente tutti, sia per gli evidenti limiti al tiro, soprattutto da 3 punti (pessimo 16.7% a USC), sia per un bagaglio offensivo che oggi sembra limitato e che non ne fa un giocatore estremamente produttivo. Il pacchetto fisico-atletico e il potenziale che ha mostrato anche da un punto di vista tecnico (il gioco intermedio è davvero interessante, a rimbalzo ci va per davvero) dovrebbero farlo chiamare all'interno delle prime 10-12 posizioni ma il rischio che si parli del nuovo Gerald Green/Antoine Wright c'è tutto. A Southern California 13.9 punti, 5.7 rimbalzi, 1.5 assist con il 56.2% nel tiro da due.


Jordan Hill, 6-10, PF, Arizona - Sul caso Hill la giuria è ancora in camera di consiglio. C'è chi lo ha paragonato a Chris Bosh, chi ha parlato di lui come di un Chris Wilcox più forte a rimbalzo. Sinceramente mi sembra una via di mezzo. Il potenziale offensivo è discreto (buon tiro dai 4-5 metri, capacità di finire vicino al ferro, va in lunetta con continuità), migliore di quello del Wilcox di Maryland ma senza dubbio lontano dai lampi di talento che Bosh mostrava ai tempi del college. Quello che sicuramente piace dell'ala da Arizona è il suo atletismo, la sua rapidità, la capacità di correre il campo, e i consueti centimetri (208) che ne fanno un giocatore pronto per ricoprire il ruolo di numero 4, anche nella NBA. Eccellenti qualità a rimbalzo, si segnala nell'ultimo anno come il 14esimo d'America per percentuale di rimbalzi offensivi catturati (15.4%). Discreto stoppatore, da costruire a livello difensivo e nel gioco spalle a canestro. Per i Wildcats chiude l'anno da Junior con 18.3 punti, 11.0 rimbalzi, 1.7 stoppate e il 53.7% dal campo.


Jrue Holiday, 6-4, PG/SG, UCLA - Quotazioni in ribasso. Eccellenti doti da passatore, potenziale difensivo importante, alto per la posizione di playmaker, discreto giocatore di pick'n'roll. Paga probabilmente un ruolo non ancora definito (playmaker?guardia?), un tiro lontano dagli standard richiesti e qualità atletiche "solo" normali. Nonostante Holiday sia tutto tranne che un giocatore esplosivo è più che discreto a rimbalzo, sa finire nel traffico ed ha buonissima mobilità laterale. Il ragazzo comunque produce poco in attacco, è sospetto ai liberi (72.6%) e tende a perdere qualche pallone di troppo (2.1 Turnovers a partita in 27 minuti di media). Solo il futuro potrà dirci se riuscirà ad esprimere tutto il suo potenziale, certo è che alcune qualità (difesa soprattutto) presenti nel suo bagaglio tecnico potrebbero farne un buonissimo giocatore di sistema all'interno della NBA. A UCLA 8.5 punti, 3.8 rimbalzi, 3.7 assist, 1.6 recuperi e il 23.8% di Assist rate.

Jonny Flynn, 6-0, PG, Syracuse - Al contrario di Holiday il suo è uno dei nomi più caldi degli ultimi giorni, per DraftExpress in questo momento sarebbe addirittura la scelta numero 4. Il giocatore convince nel doppio ruolo di playmaker e realizzatore, piace agli scout per la sua esplosività, per il primo passo fulmineo, per l'aggressività che mette sul campo nonostante non sia dotato di un fisico statuario (1,81m). I limiti sono quelli che più o meno abbiamo attribuito alla metà dei giocatori presentati: piccolo, tiro da fuori da costruire, difensore modesto che a livello NBA potrebbe pesantemente pagare la mancanza di centimetri. Discreto trattatore della palla (non eccezionale comunque), a volte fuori controllo, deve migliorare anche ai liberi, fondamentale in cui oggi è solo un giocatore "normale" per il ruolo (78.6% la sua percentuale dalla lunetta). La domanda è sempre la stessa: sceglieranno così in alto un giocatore di 1,80m? Vedremo. Certe sono solo le sue cifre nell'anno universitario: 17.4 punti, 2.7 rimbalzi, 6.7 assist, 32.4% di Assist Rate ma anche 3.4 palle perse a partita e il basso 31.7% nel tiro dalla lunga.


Stephen Curry, 6-3, PG/SG, Davidson - Miglior marcatore dell'ultima stagione NCAA, figlio d'arte (il padre Dell fu sesto uomo dell'anno nella NBA), tra i tiratori più puri del Draft 2009. Le perplessità sono sul ruolo: nonostante sia migliorato nella gestione della squadra e dei ritmi Stephen è l'ennesimo giocatore a metà tra la guardia e il playmaker, troppo realizzatore per fare il regista troppo piccolo a livello NBA per attaccare e (soprattutto) difendere nella posizione di numero 2. Cresciuto tantissimo come passatore (40.2% di Assist Rate) resta comunque un giocatore nato per fare canestro, fortissimo con e senza la palla, abilissimo nel crearsi il tiro dal palleggio o sfruttando i blocchi dei compagni. Ricorda un po' Rip Hamilton nel gioco off-ball, in perenne movimento, portando "a spasso" il diretto marcatore. Atleta e fisico normale, deve irrobustire la parte superiore del corpo per adeguarsi allo standard fisico della NBA. Giocatore aggressivo e "competitive", ha un IQ cestistico elevato che potrebbe aiutarlo non poco nel suo inserimento all'interno della Lega. Sinceramente mi piacerebbe vederlo giocare lontano dalla palla, magari nel backcourt di una squadra che possa mettergli vicino un playmaker fisico. Nell'ultimo anno collegiale 28.6 punti, 4.4 rimbalzi, 5.6 assist, 38.7% da 3 punti, 117.9 di Offensive Rating e un PER pari a 36.4.

21/06/09

NBA Draft, 15th - 11th

Terzo appuntamento con la mia preview del Draft 2009. Oggi saliamo ancora, presentando quei giocatori che verosimilmente verranno chiamati dopo la scelta numero 10. Tra i nomi più conosciuti Brandon Jennings, visto (poco) alla Lottomatica Roma nell'ultima stagione.

Austin Daye, 6-10, SF, Gonzaga - Due cose non si possono certo insegnare a questo ragazzo: altezza e tiro. Austin è 2,08m veri, braccia lunghissime (2,20m di wingspan) ed ha una meccanica di tiro invidiabile. Il resto è certamente da costruire. Non sappiamo ancora che ruolo ricoprirà nella NBA ma è un giocatore con poca forza nella parte superiore del corpo, leggero, che non fa della contatto fisico il credo della sua pallacanestro. Al momento è un numero 3 ma si hanno dubbi sulla sua capacità di tenere le ali piccole del piano di sopra. Estremamente coordinato, più che discreto a rimbalzo, ha un timing per stoppare che ricorda quello di Tayshaun Prince; come giocatore comunque credo che il paragone più azzeccato sia quello con Channing Frye. Atleta nella media. A Gonzaga un secondo anno da 12.7 punti, 6.8 rimbalzi, 2.1 stoppate (19esimo d'America) con l'8.4% di Blocking Percentage.

Earl Clark, 6-9, SF/PF, Louisville - Altro giocatore che non mi entusiasma. Per carità potenziale enorme, fisico esplosivo, buone mani per finire, centimetri, atletismo. Però come scrivono anche su DraftExpress le possibilità che sia un clamoroso bust sono molto alte. Non convince come tiratore, non è assolutamente un giocatore di post, va forte a rimbalzo, va male ai liberi. Ala grande? Ala piccola? Non produce tantissimo, in attacco è più un progetto che un giocatore fatto e finito. Buon trattamento di palla, passatore forse sottovalutato. Sinceramente non lo chiamerei così in alto ma qualche front-office che si innamorerà di questo 2,05m sicuramente lo troveremo. A Louisville 14.2 punti, 8.7 rimbalzi, 3.2 assist ma anche 3.2 perse.


Dejuan Blair, 6-6, PF/C, Pittsburgh - La prima cosa che mi viene in mente su di lui: peccato. A rimbalzo è veramente una bestia, nel senso più positivo del termine. Numero uno a livello NCAA per rimbalzi d'attacco (23.6% di OReb%, pazzesco), decimo per quelli difensivi, in generale un giocatore di rara aggressività e cattiveria agonistica. Peccato appunto. Perchè è stato misurato 1,96m senza le scarpe (ma anche un'apertura di braccia calcolata 2,18m), perchè è un lungo che gioca pericolosamente sotto al ferro e perchè per doti offensive è più vicino al pivot che ad un'ala grande; e non giochi pivot nella NBA se sei meno di 2 metri. Pochissimi movimenti offensivi degni di nota, jump shoot quasi inesistente, più che sospetto ai liberi. Ma dopo il caso Millsapp nessuno vuole far scivolare tanto in basso un giocatore che potrebbe ripetere le gesta dell'ex Louisiana Tech. Io credo sia ancora più piccolo del giocatore dei Jazz, certamente meno atletico e forse anche più limitato a livello offensivo (parlo del Millsapp appena uscito dall'università). Più facile che sia un Danny Fortson o un Reggie Evans dunque. Per il Player Efficiency Rating miglior giocatore dell'ultima stagione di College Basketball (38.9!). Quest'anno 15.7 punti, 12.3 rimbalzi, 1.5 recuperi, 59.3% dal campo e 126.8 di Offensive Rating.


Gerald Henederson, 6-5, SG, Duke - Il post di oggi passerà alla (piccola) storia del blog come quello in cui sbagliai clamorosamente le previsioni sui prospetti. Ma anche Henderson è un giocatore che non mi convince. O meglio: non mi convince così in alto all'interno del Draft. Nei giorni scorsi vi ho parlato di Ellington e la guardia di UNC mi sembra decisamente più forte. Certo parliamo di giocatori diversi: Wayne è un tiratore puro, la guardia dei Blue Devils un penetratore, un atleta eccellente capace di finire nei pressi del ferro anche subendo il contatto fisico. Quello che ha davvero impressionato di Gerald sono le importanti qualità difensive, che lo rendono un potenziale crack difensivo anche a livello NBA: difende praticamente 3 posizioni, un Raja Bell con (molto) meno tiro, gambe migliori e capace di finire nel traffico. Nell'anno da junior a Duke 16.5 punti, 4.9 rimbalzi, 2.5 assist, 1.2 recuperi ma solo il 45% dal campo (e l'ancor più basso 33.6% da 3 punti).


Brandon Jennings, 6-1, PG, Lottomatica Roma (ITA) - Sicuramente il giocatore che ho visto di più. Parto dai punti di forza: primo passo eplosivo, atletico, ha istinto per il gioco, rapidissimo, crea separazione, discreto ball-handling, può diventare un passatore importante. Tutto il resto è un grosso punto interrogativo. Tiratore davvero sospetto, spesso fuori controllo, decision-making da rivedere, va male a rimbalzo, difensivamente e a livello fisico sembra ancora un liceale. Ha faticato a tenere l'uno-contro-uno di tutti quelli che ha incontrato, fossero giocatori di Eurolega o del campionato italiano. Le quotazioni, inutile dirlo, sono scese parecchio: all'inizio dell'anno era dato tra i primi 5, oggi faticherà ad essere chiamato tra i primi 10. Ha giocato in un contesto tecnico difficile, chiamato a dare contributo in una squadra di alta fascia della Serie A e misurandosi con l'Eurolega, la competizione più dura del mondo dopo la NBA. Ma uscito dalla High School prometteva di più. Sono stati spesi paragoni importanti per lui, alcuni avevano azzardato il nome di Tony Parker. Oggi siamo decisamente lontani. Nel campionato italiano 5.5 punti, 1.6 rimbalzi, 2.3 assist, 2.1 recuperi e il 20.7% da 3 punti. Cifre simili anche in Eurolega: 7.6 punti, 1.6 rimbalzi, 1.6 assist, 1.2 recuperi con il 26.8% dalla lunga distanza.

20/06/09

NBA Draft, 20th - 16th

Terzo post dedicato alla presentazione del Draft NBA. Oggi mi occupo di quei giocatori che al momento potrebbero essere selezionati tra la sedicesima e la ventesima chiamata. Tra gli altri, il duo dei Tar Heels campioni NCAA Lawson-Hansbrough.


Tyler Hansbrough, 6-9, PF, UNC - L'uomo dei record, almeno a livello NCAA. Hansbrough si presenta al Draft con numeri importanti ma dopo aver scritto pagine storiche del campionato collegiale arriva alla notte di New York senza aver del tutto cancellato i dubbi su un potenziale da molti considerato limitato. Parliamo di un'ala grande dalle eccellenti capacità realizzative, forte a rimbalzo, duro, un agonista. Ma anche di un giocatore probabilmente piccolo per le aree NBA (2,04m), con un arsenale offensivo che andrà valutato quando entrerà nella Lega, dove non avrà lo strapotere tecnico-fisico che ne ha fatto per anni un dominatore a livello universitario. Tuttavia le qualità, l'impegno, l'essere un lavoratore con pochissimi eguali non potranno farlo scendere più di tanto e sarà quasi certamente uno dei primi 20 nomi ad uscire dalla bocca di David Stern. Estremamente produttivo in attacco (124.0 il suo Offensive Rating), è un lungo che non ha paura del contatto fisico, guadagna tantissimi falli (7.9 per 40 minuti di gioco, quarto a livello NCAA nella classifica guidata da Blake Griffin) e concretizza dalla lunetta (84.1% ai liberi). Lo paragonano a Millsapp, qualcuno si spinge fino al nome di Luis Scola. Io dico che potrebbe essere un Corliss Williamson bianco. Nell'anno da senior 20.7 punti, 8.1 rimbalzi, 51.2% dal campo, 30.4 di Player Efficiency Rating.

B.J.Mullens, C, 7-0, Ohio State - Primo pivot che presentiamo in questo draft, giocatore di cui non sono propriamente innamorato. Grande fisico (già adesso siamo a livelli NBA), buonissime mani per finire, atleta, stoppatore e i classici 213 cm che non si insegnano. Al momento non è un giocatore di post, difensivamente da costruire, anche in attacco non produce tantissimo. Oggi non scommetterei un centesimo su un suo futuro da grande nella NBA ma non spendere una scelta di metà primo giro su uno con quel pacchetto fisico-atletico è francamente difficile. E le mani sono davvero morbide, cosa che ha spinto molti a paragonarlo a Kaman. Nella sua stagione a Ohio State 8.8 punti, 4.7 rimbalzi, 1.1 stoppate con il 63.8% di percentuale reale e il 6.8% di Blk%.

Terrence Williams, 6-6, SG/SF, Louisville - Parliamo probabilmente del miglior senior disponibile in questo Draft. Giocatore completo, sa fare più o meno tutto. Buonissimo repertorio in attacco (ma non è un realizzatore), fisico super, atleta, più che discreto trattatore del pallone, Williams è anche un passatore solido (27% di Assist Rate) e il giocatore ideale da mettere sulle linee di passaggio (3.9% di Steal%, 60esimo in tutta la NCAA). Miglior rimbalzista nella squadra di Samuels e Clark (giocando sostanzialmente da esterno), è comunque un tiratore di liberi sospetto (58.1%, pochino per giocare guardia nella NBA), a volte sembra fuori controllo. Vale comunque una scelta tra le prime 16-17, non mi sorprenderei se qualcuno potesse sceglierlo anche più in alto. A Louisville sotto coach Pitino 12.5 punti, 8.6 rimbalzi, 5.0 assist, 2.3 recuperi, 38.5% da 3 punti.

Ty Lawson, 5-11, PG, UNC - Continuo a credere che sia stato il miglior giocatore dell'ultimo campionato NCAA. Playmaker, forte fisicamente nonostante l'assenza di centimetri (1,80m, forse), realizzatore, tiratore, gestore del ritmo e dei possessi senza eguali a livello universitario. La guida perfetta per la macchina di coach Williams, esaltato dai ritmi alti cui hanno giocato, anzi hanno dominato i Tar Heels versione 2009. Esagero: in alcune partite mi ha ricordato Chris Paul (ma non è il fenomeno degli Hornets). Il talento è lì da vedere. Eppure c'è qualcosa di lui che ancora non convince gli scout NBA. Senza dubbio un giocatore piccolo, anche per la posizione di playmaker, si hanno delle perplessità (per carità legittime) sul suo effettivo rendimento in un sistema che fa correre di meno rispetto a quello di Carolina e sulle sue doti difensive, sotto il par onestamente parlando. Primo d'America per produzione offensiva (ORtg 134.3!), 15esimo per True Shooting Percentage (60.7%), 20esimo per Assist Rate (35.6%), miglioratissimo nel tiro da 3 punti (47.2% su oltre 3 tentativi per partita). Fosse per me verrebbe chiamato tra i primi dieci. Nell'ultimo anno 16.6 punti, 3.0 rimbalzi, 6.6 assist, 2.1 recuperi e il 56% netto nel tiro da 2 punti.


James Johnson, 6-7, SF, Wake Forest - C'è chi lo paragona a Danny Granger. Senza dubbio parliamo di un'ala dal grande istinto per il gioco, di un giocatore che sa segnare, sa andare a rimbalzo, sa difendere. Il ragazzo unisce ad un discreto atletismo un' "apertura alare" di 2,15m, cosa che lo rende uno stoppatore di assoluto livello e una small forward di fatto più alta dei suo 201 centimetri. Da qui a paragonarlo alla stella dei Pacers però ce ne passa. Tiro da migliorare, in generale deve crescere come giocatore perimetrale per avere davvero impatto giocando da numero 3 nella NBA. Difficile comunque passare il suo nome, potrebbe essere uno dei grandi giocatori del prossimo Draft tra quelli che al momento non sono sotto i riflettori. A Wake Forest un secondo anno da 15.0 punti, 8.5 rimbalzi, 1.5 stoppate, 1.4 recuperi e il 54.2% al tiro (ma solo il 31.9% da 3 punti).

19/06/09

NBA Draft 2009, 25th - 21st

Proseguo con l'analisi del Draft NBA. Tra i ragazzi che presento oggi anche Teague e Young, considerati da molti analisti giocatori di sicuro impatto a livello NBA.


Chase Budinger, 6-7, SG, Arizona - Ciò che convince di lui è allo stesso tempo...quello che non convince: tiratore super, grande atleta, IQ cestistico sopra la media ma anche dubbi sulle sue doti in difesa e perplessità su un arsenale offensivo che appare limitato (tiro a parte). Sembra più l'identikit di uno specialista ed è ciò che probabilmente porterà quello che è il miglior catch-and-shooter del prossimo Draft ad una chiamata sotto la numero 15. Atleta importante anche per la NBA (non lo direste ad una prima occhiata), è anche un rimbalzista interessante (6.2 di media quest'anno) e un passatore solido (3.4 assist non giocando esattamente da playmaker). Nell'anno da Junior ad Arizona 18.0 punti e il 39.9% da 3 punti.

Darren Collison, 6-1, PG, UCLA - Cominciamo col dire che è un playmaker. Insomma non è la classica guardia costretta a giocare in PG per mancanza di centimetri. Collison piace per la capacità di decisione sotto pressione, il trattamento della palla, il fatto che nell'ultima stagione sia migliorato nel tiro dalla lunga distanza (39.4%). E' comunque un giocatore piuttosto piccolo (1,84m) non esattamente esplosivo e che deve ancora convincere nelle percentuali dalla lunga (vero che tira con quasi il 40% ma con soli 3.0 tentativi da oltre l'arco per partita). Buon tiratore di liberi si avranno fino all'ultimo dubbi sulle possibilità che un giocatore così poco fisico abbia impatto a livello pro. A UCLA ha chiuso il 2009 a 14.4 punti, 4.7 assist, 2.4 rimbalzi e 1.6 recuperi.


Sam Young, 6-6, SF, Pittsburgh - E' senza dubbio tra i giocatori più interessanti del basso primo giro. Sostanzialmente un 3-4 molto fisico (ma sarà impossibile vederlo giocare da 4 nella NBA a 1,97m) adatto al ruolo dello "specialista difensivo che non ti danneggia in attacco". Sa fare canestro, sa giocare il post medio, sa utilizzare i suoi muscoli, sa andare a rimbalzo. Limiti? Probabilmente oggi non è nè un numero 3 nè un numero 4, e continua a destare sospetti il suo raggio di tiro (limitato per un'ala piccola) nonostante i miglioramenti del suo senior year (37.2% dalla lunga su oltre 4 tentativi di media). C'è chi lo paragona a Posey, al college è stato un buon realizzatore certamente efficacie in difesa. Ha chiuso la carriera universitaria a 19.2 punti e 6.3 rimbalzi con il 55.2% da 2 punti.


Jeff Teague, 6-2, PG/SG, Wake Forest - Partiamo da un presupposto: il giocatore non mi fa impazzire. Non ho mai amato particolarmente coloro che giocano nella posizione di playmaker senza essere dei veri registi. Senza dubbio Teague è un tiratore (molto buono oltretutto), meglio un realizzatore, capace di far canestro in tanti maniere diverse e di finire con il contatto nonostante sia "solo" 1,86m. Ma non è assolutamente un playamaker. Chi lo prende avrà in mano un giocatore di grandissimo talento ma che al momento ha problemi di decision making, perde tanti, troppi palloni, e che ha difficoltà a gestire la squadra nei momenti clou della partita. Le sue quotazioni sono scese in maniera importante dopo l'eliminazione di Wake Forest dal torneo NCAA. Il talento però c'è tutto accompagnato da un atletismo sopra la media per la posizione che ricopre; difficile che non venga scelto tra la decima e la ventesima/ventunesima posizione. Nel suo sophomore year 18.8 punti, 3.3 rimbalzi, 3.5 assist, 44.1% da 3 punti ma anche 3.4 palle perse di media.

Eric Maynor, 6-3, PG, VCU - Ecco questo è un playmaker. Il talento puro non sarà quello di Teague ma Maynor è senza dubbio un regista in grado di guidare una squadra. Il ragazzo è un eccellente giocatore di pick'n'roll, buonissimo trattatore della palla, capace di finire nel traffico e dotato di un buonissimo "mid-range-game". Mi ricorda un Andre Miller realizzatore, anche se forse il paragone più indicato è quello di un Chauncey Billups con meno tiro perimetrale. Eccellente passatore (sesto assoluto nella classifica NCAA della Assist Rate), ha delle lacune nel tiro da fuori, per altro migliorabili (ha tirato con il 36.1% da 3 nel suo anno da Senior su 5.4 tentativi a partita). Difensivamente deve migliorare, alcuni scouting report parlano addirittura di fondamentali difensivi tutti da costruire. Non un atleta spaventoso ma neanche Brian Scalabrine. L'ho visto una sola volta contro UCLA (quando per altro sfiorò con la sua VCU l'impresa ai danni dei Bruins) e mi è piaciuto molto. Le statistiche dicono: 22.4 punti, 3.6 rimbalzi, 6.2 assist con il 51.6% nel tiro da 2 punti.

18/06/09

NBA Draft 2009, 30th - 26th

Oggi comincio a presentare il Draft NBA 2009. A circa sette giorni dalla notte delle scelte, posterò numeri e impressioni sui giocatori da primo giro, utilizzando come riferimento il mock di DraftExpress. Partiremo con l'analisi di coloro che dovrebbero essere scelti alle ultime chiamate del primo round fino ad arrivare alla numero 1, dove salvo clamorose sorprese verrà selezionato Blake Griffin.

Rodrigue Beaubois, 6-2, PG, Cholet (FRA) - Francese della Guadalupa, playmaker (oddio playmaker) dalle importanti doti fisico-atletiche ed eccellente difensore uno contro uno. Rapido, veloce, buonissimo trattatore della palla, capace di finire vicino a canestro anche con il contatto fisico; di lui non convince la continuità al tiro: possiede senza dubbio range da oltre i 7 metri ma nell'ultima stagione ha tirato da 3 con il 31.7% peggiorando e non di poco il super 47.4% dello scorso anno. Potrebbe essere il nuovo Rajon Rondo così come l'erede di Morlende. Quest'anno nel campionato francese 10.0 punti, 2.5 rimbalzi e 2.3 assist con il 63.3% da 2 punti.

Jonas Jerebko, 6-9, SF, Angelico Biella (ITA) - Fisico molto interessante, atletismo sopra la media, centimetri, tiro. La descrizione dello svedese d'Italia è piuttosto semplice e i progressi mostrati nell'ultima stagione non sono sfuggiti agli scout NBA. Migliorato al tiro (è passato dal 48.9% dal campo al 50.7% e dal 26.8% al 35.7% nel tiro pesante), cresciuto a rimbalzo (5.5 di media giocando tanto da ala piccola) ormai a suo agio nella posizione di Small Forward. Potrebbe andare alla fine del primo giro o al massimo essere una delle prime chiamate del secondo. La stagione 2009 l'ha chiusa a 9.2 punti, 5.5 rimbalzi e 1.2 recuperi in 25.5 minuti di media.

Wayne Ellington, 6-4, SG, UNC - Azzardiamo: scendesse così in basso uno dei possibili furti del prossimo Draft. Tiratore eccellente, buonissimo atleta, rimbalzista sottovalutato e ottimo in-between-game. Di lui non convince la taglia (cmq 1,93m forse di più) e la capacità di finire nel traffico delle aree NBA. Eppure l'eccellente stagione appena conclusa avrebbe dovuto cancellare più di un dubbio nei suoi confronti, vero leader (con Ty Lawson) dei Tar Heels campioni NCAA. Nell'ultima anno a North Carolina 15.8 punti, 4.9 rimbalzi, 2.7 assist, 41.7% da 3 punti e 123.1 di Offensive Rating.

Nick Calathes, 6-5, PG, Florida - Problema: ha firmato un triennale con il Panathinaikos, difficile per non dire impossibile vederlo presto nella NBA. Playmaker vero, alto, tiratore affidabile, non ha certo convinto gli scout per il suo atletismo o per la forza fisica. Si parla di lui come di un Calderon con qualche centimetro in più; personalmente mi ricorda più Sarunas Jasikevicius. Interessantissimo il dato dell'Assist Rate (numero di assistenze diviso per i canestri dal campo dei compagni di squadra): 36.6%, 18esimo a livello NCAA, primo dei grandi nomi in questa classifica. A Florida un'eccellente annata da 17.2 punti, 5.3 rimbalzi, 6.4 assist con il 55.5% da 2 punti e il 39% netto da 3.


Omri Casspi, 6-8, SF, Maccabi Tel Aviv (ISR) - Dopo Lior Elyahu ecco un altro prospetto da primo giro made in Israele. Ala piccola o numero 4 tattico, Casspi ha impressionato favorevolmente gli scout grazie al suo fiuto per il canestro, la capacità di generare miss-match a suo favore e il grande gioco senza palla, forse il suo vero punto di forza. A destare qualche perplessità è invece il suo tiro da 3 punti: quest'anno ha tirato con il 45% netto nel campionato israeliano ma con poco più di un tentativo per partita (1.3 per la precisione). E le percentuali vanno e vengono: lo scorso anno con un numero di tentativi comparabile tirò con il 28.6% da oltre l'arco. Dubbi anche nella sua difesa cosiddetta "off-the-ball", certo migliorabile grazie al suo atletismo, alla velocità di piedi e ad un'apertura alare che di fatto lo rende un giocatore di 2,06-2,07m(in realtà Omri è circa 2,02m). Paragonato a Viktro Khryapa (anche se sembra meno forte fisicamente rispetto al giocatore russo) quest'anno in 17.4 minuti ha chiuso con 8.8 punti, 3.1 rimbalzi, il 50.5% dal campo e il già citato 45% da 3 punti.

17/06/09

Semplicemente Siena

Dedico un po' di spazio anche al mio campionato. La Serie A italiana si è chiusa con il trionfo della Montepaschi Siena, che con il successo netto (4-0) sull'Armani Jeans Milano vince il suo terzo scudetto consecutivo, riuscendo in un'impresa che mancava dal triennio 93-95, gli anni dell'ultimo three-peat del nostro basket firmato dalla Virtus Bologna che fu di Messina prima (1993) e di Bucci poi (1994 e 1995).
E' stata una finale praticamente senza storia, dominata in lungo e in largo da Siena capace di vincere anche la gara giocata peggio, la numero 3. Milano paga quello che hanno pagato negli anni le avversarie (più o meno credibili) della compagine toscana: meno talento, meno organizzazione, meno qualità nelle rotazioni.
Questo post non lo dedicherò ai numeri. Le statistiche parlano ovviamente a favore di Siena e riportarle non farebbe altro che confermare ciò che il campo ci dice da ormai tre anni. C'è una squadra sola al comando, che probabilmente avrebbe chiuso la stagione imbattutta non fosse caduta in maniera inaspettata sul campo della retrocessa Fortitudo Bologna. E' una squadra figlia della programmazione, di un progetto tecnico con pochi eguali nel vecchio continente e di un'organizzazione societaria di prim'ordine. Il Montepaschi ha vinto anzi ha stravinto questi campionati prima del loro stesso inizio, costruendo la squadra e il suo staff tecnico in maniera scientifica e affidandosi agli uomini migliori sia in campo che fuori.
Non è un caso che i giocatori simbolo dei biancoverdi arrivino da compagini di media classifica (McIntyre, Stonerook, Kaukenas), non è un caso che gli arrivi dall'estero siano pianificati con mesi di anticipo (Lavrinovic), non è un caso che questa squadra lotti ad armi pari in Eurolega con compagini che possono contare su budget "calcistici" (CSKA, Panathinaikos,Olympiakos tanto per fare tre nomi). I primi tre anni di coach Pianigiani (preparatissimo, numero 1 in Italia oggi come oggi) si sono chiusi con altrettanti successi nel nostro campionato, guidando Siena ad un'altra Final Four di Eurolega e portando anche una Coppa Italia nella città del Palio.
I numeri per una volta sono quelli dei trofei. E ci dicono tutto. Per battere questo Montepaschi si deve partire da lontano. Come Siena appunto.

La Crescita di Gasol

Torno sul blog dopo circa 10 giorni di assenza. I Lakers sono dunque tornati al successo; è tornato al successo Bryant, il primo senza Shaq; è tornato al successo Phil Jackson, il decimo anello che vale il record assoluto per un allenatore NBA.
Non parlerò delle Finals, tutto sommato belle e certo più equilibrate di quello che dica il 4-1 finale. Non parlerò di Kobe, perchè sottolinearne la grandezza dopo che (finalmente) ha vinto un anello da leader tecnico ed emotivo sarebbe troppo facile; basterà dire che ha vinto da Bryant, zittendo chi, negli anni, ha criticato anche troppo il miglior giocatore del mondo (con LeBron d'accordo). Non parlerò di coach Jacks, perchè 10 titoli parlano da soli, anche se vinti allenando MJ, Kobe & Shaq, e di nuovo Kobe. Son sempre dieci anelli, uno per dito. Punto e a capo.
Occhi puntati allora su Pau Gasol, al primo titolo NBA di una carriera ricca di successi. Pau entra nella storia come il primo giocatore europeo davvero determinante nella conquista di un anello, il secondo violino dei Lakers campioni.
Gasol dopo un'eccellente stagione regolare (18.9 punti, 9.6 rimbalzi, 3.5 assist) ripete i suoi numeri nei Playoffs (18.3 punti, 10.8 rimbalzi, 2.6 assist) ma soprattutto è in grado di portare quel contributo che i Lakers gli chiedevano dopo le deludenti Finals del 2008. Già perchè rispetto alla serie contro i Celtics e in generale ai Playoffs (non proprio esaltanti) dello scorso anno, la crescita di Pau non si ferma agli 1.4 punti in più che ha segnato nella postseason; e certo non è il +1.5 nella media a rimbalzo a parlarci di un Gasol davvero convincente. Numeri importanti ovvio ma c'è di più.
C'è un giocatore che va più forte a rimbalzo (15.6% dei rimbalzi totali catturati, +2% rispetto allo scorso anno), sia in attacco (8.6% contro 8.0% del 2008) che soprattutto in difesa (22.5% di DRB%, +3.8% rispetto agli ultimi Playoffs). C'è un giocatore più deciso, che forse passa meno la palla (-1.5 assist a partita, -6.3% nella Assist Percentage) ma che attacca meglio, come testimonia un Offensive Rating di 124, salito di oltre 9 punti rispetto allo scorso anno. Percentuali decisamente migliori rispetto al passato, con i Career High nei Playoffs sia per True Shooting Percentage (62.2%) sia per la Percentuale Reale (58% netto). E c'è un difensore migliore, che vede crescere i suoi numeri in tutte le categorie statistiche (102 di Defensive Rating, +0.5% nella Block Percentage, +0.4% nella percentuale di possessi chiusi con un suo recupero difensivo). Tutti i dati in possesso ci parlano di un Gasol davvero migliorato e anche il PER di Hollinger lo dipenge come un giocatore sopra la media tanto in Regular Season (22.2, +0.6) quanto (se non soprattutto) nei Playoffs (21.9, +3 rispetto allo scorso anno).
A quasi 29 anni il ragazzo di Saint Boi De Llobregat è finalmente giunto alla completa maturazione. E' ovviamente il titolo di Kobe, e sicuramente ricordermo il decimo alloro per coach Jackson. Ma la crescita di Gasol è stata determinante. Quell'anello se lo merita davvero.

04/06/09

Los Angeles Lakers

I favoriti restano comunque loro. Phil Jackson (giunto alla dodicesima finale della sua gloriosa carriera) e i suoi arrivano dove tutti li aspettavamo. Fattore campo dalla loro parte, esperienza e ovviamente Kobe Bryant: difficile darli sconfitti.

I Lakers arrivano alle Finals dopo esser stati il terzo miglior attacco (114.5 di Offensive Rating) e la quinta miglior difesa (Defensive Rating 106.1) della stagione regolare, terzo attacco (113.2) e quarta difesa (ancora DRtg pari a 106.1) dei Playoffs. Una squadra come detto nel post precedente che gioca su ritmi alti ma non proprio elevatissimi (Pace Rating 90.8, quarto dei Playoffs) costruita attorno al talento dei suoi singoli che ne fanno una squadra da oltre 100 punti a serata (102.9 per la precisione) con percentuali simili a quelle dei prossimi avversari per il titolo (46.7% dal campo con un buonissimo 37.9% da 3 punti). Ciò che troppi sottovalutano è la difesa di Los Angeles, che concede agli avversari 96.3 punti per partita con percentuali piuttosto basse (42.9% dal campo, 31.3% da oltre l'arco) e forzando 14.4 palle perse a incontro (Turnovers Percentage pari al 15%). Dove i Lakers sono davvero forti è a rimbalzo: la squadra è ricca di atleti, piena di giocatori oltre i 2,03m e ha in Kobe non solo un grandissimo realizzatore e leader ma anche una guardia che va fortissimo a rimbalzo (5.3 di media, terzo nella squadra). Il risultato è quello di una squadra che cattura 42.4 rimbalzi a serata, il 70% dei rimbalzi difensivi disponibili e il 29% abbondante di quelli offensivi. Contro di loro ci sarà un avversario altrettanto forte sotto i tabelloni (Orlando cattura il 75% dei rimbalzi difensivi disponibili) ma senza dubbio alla prova del nove contro una delle migliori squadre della Lega sotto i tabelloni.

Alla guida della macchina gialloviola quello che per molti resta il miglior giocatore della NBA. Kobe, alla sua sesta finale NBA, viaggia nei Playoffs 2009 a 29.6 punti, 4.9 assist e 5.3 rimbalzi di media, con il 46.6% dal campo e un discreto 34.6% nel tiro pesante. Vicino a lui un Gasol davvero convincente da 18.2 punti, 11.3 rimbalzi e 2.0 stoppate ad allacciata di scarpe. Il giocatore barometro resta comunque il vecchio Lamar Odom: 12.0 punti, 9.5 rimbalzi e 2.1 assist per l'ex giocatore dei Clippers. Quando segna oltre 15 punti i Lakers sono quasi perfetti (5-1 in questa post-season, sconfitti solo a Salt Lake City) ed è soprattutto l'uomo deputato alla marcatura di Rashard Lewis, uno dei pochi numeri 4 della lega capace di accoppiarsi con l'ala dei Magic e non soffrirne l'atipicità. E Bynum? Certamente il giovane pivot di Jackson avrà un ruolo più importante rispetto a quello ricoperto in questi Playoffs (decisamente incolori per Andrew). Il suo apporto (soprattutto offensivo) sarà determinante per caricare di falli Dwight Howard e al tempo stesso evitare la scomoda marcatura Gasol-Howard. Finora Bynum viaggia a 6.3 rimbalzi, 3.6 rimbalzi e il 49% dal campo in 16.9 minuti. Numeri destinati a salire; almeno questo sperano i Lakers.
La stagione regolare dice un secco 2-0 a favore dei Magic e come detto per i Lakers sarà tutto meno che una passeggiata. Tuttavia l'esperienza, il fattore campo e la presenza di un go-to-guy come Kobe Bryant fanno pendere la bilancia dalla parte dei gialloviola. Lakers in 7 partite dunque. Un successo dei Magic comunque sarebbe molto meno sorprendente di quello che oggi pensa la grande maggioranza di appassionati ed analisti.

Orlando Magic

Nella notte partiranno le NBA Finals 2009. A sfidare i favoritissimi Los Angeles Lakers saranno dunque gli Orlando Magic di Stan Van Gundy, sorpresa (ma non troppo) uscita dall'urna della Eastern Conference. Seconda finale della storia per i Magic, squadra completa, ben organizzata e senza nulla da perdere. Gli ingredienti per l'impresa ci sono tutti.
Orlando arriva alla finale dopo una stagione decisamente importante: nono attacco della Lega per Offensive Rating (111.7), addirittura primi nella NBA a livello difensivo (DRtg pari a 103.0). Numeri che ritroviamo all'interno di Playoffs davvero eccellenti, dove i Magic sono stati il quinto attacco assoluto (ORtg 112.0) e si sono confermati come una delle migliori (se non la migliore) difesa della Lega (Efficienza Difensiva pari a 104.7). Una pallacanestro dai ritmi non altissimi ma comunque efficacie, con circa 89 possessi (88.7) per 48 minuti di gioco. Da questo punto di vista non dovrebbe soffrire il basket dei Lakers, squadra con un Pace Rating abbastanza simile (90.7).
Nella postseason 2009 i Magic sono arrivati in fondo tirando con percentuali buone ma non eccezionali (46.5% dal campo, 36.7% da 3 punti, 73% ai liberi), senza surclassare le squadre affrontate (Sixers, Celtics e Cavs) nella lotta sotto i tabelloni (38.4 rimbalzi di media contro i 38.7 concessi agli avversari). Evidente che il segreto sia in una difesa che concede solo 93.7 punti a partita, con percentuali piuttosto basse (44.8% dal campo, 32.4% da 3 punti), forzando un buon numero di palle perse (13.5) e senza commettere troppi falli personali (21.2 PF/G di cui 4.6 a carico del solo Dwight Howard).
Eppure i problemi di falli per Howard sembrano "favorire" i Magic, che con Superman seduto segnerebbero molti più punti su ipotetici 100 possessi offensivi (120.3 punti contro 108.8), subendone meno per 100 possessi difensivi (103.6 contro 105.3); senza DH Orlando tira anche meglio dal campo (eFG% pari a 55.5% contro il 51.1% di percentuale reale con Howard in campo) e addirittura va meglio a rimbalzo (51.2% contro 49.2% di rimbalzi totali catturati). Numeri a dir poco clamorosi, che tuttavia sono facilmente intrepretabili: i minuti che Orlando gioca senza DH sono davvero pochi (meno di 10 in media) e le cifre sono senza dubbio gonfiate dal campione statistico piuttosto ridotto; non va poi dimenticato l'apporto di un eccellente lungo come Marcin Gortat (3.3 punti e 3.3 rimbalzi con il 73% dal campo in soli 11.4 minuti di media), per impatto uno dei migliori cambi in frontline di questi Playoffs.
La chiave resta comunque caricare di falli un giocatore che viaggia a 21.7 punti, 15.4 rimbalzi e 2.2 stoppate con il 62.2% dal campo; migliorato ai liberi (64.4% contro il 59.4% della Regular Season) e uomo decisivo nel generare raddoppi che possano liberare tiratori come Rashard Lewis (19.4 punti di media con il 46% dal campo e il 39.1% da 3) e Hedo Turkoglu (15.2 punti con il 37% abbondante da oltre l'arco). Occhio poi all'impatto di Mickael Pietrus, 10.5 punti venendo dalla panchina (ma 25.2 minuti di media per l'ex Pau) con percentuali piuttosto interessanti (48.5% di FG%, 39.3% nel tiro pesante).
L'avversario è durissimo. Per i Lakers sarà tutto tranne che una passeggiata.

29/05/09

Ancora Lui, Sempre Lui

Ieri vi ho parlato delle difficoltà dei Cavs contro i Magic. Difficoltà enormi, affrontate anche nella gara-5 della scorsa notte. Una partita alla fine vinta da Cleveland grazie alla guida di uno straordinario Lebron James, autore di una prestazione "da Re", con pochi eguali nella storia del gioco. Almeno in quella moderna.
James chiuderà il match con l'incredibile score di 37 punti, 14 rimbalzi e 12 assist, scrivendo il suo nome per la seconda volta (e siamo pronti a scommettere che non sarà l'ultima) all'interno dell'elitario club dei giocatori capaci di prestazioni da almeno 30 punti, 10 rimbalzi e 10 assist in una partita di Playoffs. Sfruttando l'eccellente archivio di Basketball-Reference, scopriamo infatti che sono soltanto 6 i giocatori che dal 1991 hanno chiuso una gara di Postseason con le cifre che vi ho precedentemente elencato: in rigoroso ordine alfabetico Barkley(2 volte), Baron Davis, Lebron appunto (2 volte anche lui), Steve Nash, Gary Payton e Paul Pierce.
Non solo. James è dietro solo a Barkley come numero di punti realizzati nella singola prestazione (37 contro i 43 di Sir Charles), è l'unico di questa lista assieme a Steve Nash ad aver smazzato almeno 12 assist, il più giovane a raggiungere questo traguardo dopo...sè stesso nel 2006(21 anni e 113 giorni) e Baron Davis (23 anni e 14 giorni). Già perchè Lebron, l'uomo destinato a riscrivere i record della storia NBA ha soltanto 24 anni e 149 giorni.
Pazzesco. O più semplicemente Lebron James.

28/05/09

Accoppiamento Indigesto

Innanzitutto mi scuso per la mia assenza dal blog. L'università ed altri impegni mi hanno impedito di aggiornare questa pagina con la solita frequenza nel corso dell'ultima settimana.
Il post di oggi non può che riguardare gli Orlando Magic. Vincenti, convincenti, avanti 3-1, ad un passo, un piccolo passo dalla seconda Finale NBA della loro storia. A scontrarsi contro il muro della Florida i Cleveland Cavs di Lebron James, giunti alla finale di Conference con i favori del pronostico e ora costretti ad inseguire dei Magic in forma strepitosa. Ma è davvero così sorprendente questo momentaneo 3-1?
La prima sfida stagionale tra queste due squadre è quella del 29 Gennaio. Cleveland e Orlando arrivano con record pressochè identici, 35-8 per i Cavs 34-10 per i Magic. La gara si gioca in Florida e vedrà il successo dei padroni di casa per 99-88. Risultato per qualcuno bugiardo, influenzato si disse dalle assenze di Delonte West e Zydrunas Ilgauskas; per Dwight Howard i punti alla fine saranno 22, conditi da 18 rimbalzi e il 60% dal campo. Cleveland perde il primo scontro diretto ma per molti è solo un episodio. Del resto quante partite potrà vincere Orlando tirando con il 45% dal campo e il 35% da 3? E Howard sarà così determinante anche con il rientro di Ilgauskas?
Seconda partita, secondo scontro. E' il 17 Marzo e Cleveland vince in casa per 97-93, dimostrando di essere la miglior squadra della Lega. Ilgauskas e West sono rientrati, Orlando tira con il 45.6% dal campo e con il 35.7% da 3 punti, Howard limitato a 13 punti dal rientro del lituano. Le previsioni fatte dopo la gara di fine Gennaio sembrano dunque confermate dal campo. Eppure Orlando perde di soli 4 punti una partita che tutto sommato gioca male, con Rashard Lewis che chiude con 6 punti e 3/15 dal campo e con un Lebron James "costretto" a una prova monstre da 43 punti, 12 rimbalzi e 8 assist per far vincere il suoi. Le notizie positive per i Cavs arrivano da Mo Williams, autore di 21 punti con 9/20 dal campo dopo la pessima prova del 29 Gennaio (12 punti ma solo il 26.7% di FG%).
La terza e ultima sfida della Regular Season si gioca ancora alla Amway Arena. Cleveland è lanciatissima verso il primo record della Lega, Orlando sta per chiudere una stagione super, tra le migliori della sua storia. Storia che non ha invece il match del 3 Aprile: i Magic dominano in lungo e in largo, e il punteggio(116-87) per una volta sarà lo specchio fedele di ciò che si è visto sul terreno di gioco. Orlando chiude la miniserie stagionale sul 2-1 ma in pochi pensano che questo sia un campanello d'allarme per i Cavs di Lebron. In fondo l'ultima partita è stata condizionata dalle strepitose percentuali dei Magic (53.7% dal campo, 48.1% da 3 punti) e dalla pessima giornata dei Cavs che chiuderanno con un pessimo 36.9% di FG%. Giornataccia, capita. Eppure Mo Williams conttinua a faticare, Ilga non riesce a limitare Howard (20+11 per DH), Orlando sembra avere le armi adatte per scardinare la difesa di Cleveland.
Eccoci finalmente alle finali di Conference. Doveva essere una passeggiata, gli imbattuti Cavs avrebbero dovuto spazzare via i balbettanti Magic costretti a gara-7 dai Boston Celtics orfani del loro leader Kevin Garnett. E invece la serie dice altro; almeno in questo momento. Non basta un immaginifico James da 42.3 punti, 7.3 rimbalzi, 7.3 assist e il 50.9% dal campo, un Lebron che ha anche evitato la seconda sconfitta casalinga con la clamorosa tripla allo scadere di gara-2. Orlando oggi è padrona della situazione, e sta superando i Cavs tirando con le seguenti percentuali: 49.3% dal campo, 42.9% da 3 punti. Buone certo, ma non esattamente eccezionali. Cleveland invece fa fatica, soprattutto al tiro: 44.2% di FG%, 26.1% da oltre l'arco. Cifre basse, che al momento condannano una squadra che perde meno palloni (12.8 contro 13.2) e va meglio a rimbalzo (38.3 contro 36), soprattutto in attacco (8.5 rimbalzi offensivi di media per i Cavs). Il tutto con super James dalla loro parte.
Stanotte una decisiva gara-5. Win or Go Home per i Cavs. Comunque andranno a finire partita e serie molti di noi dovranno ricredersi. La Regular Season diceva la verità: i Magic sono davvero un avversario scomodo per Lebron e compagni.

15/05/09

Quantità/Qualità

Superando brillantemente la serie contro i Mavs (4-1) Denver torna in Finale di Conference ad Ovest 24 anni dopo l'ultima apparizione. L'innesto di Chauncey Billups è risultato decisivo per la crescita della squadra, un'aggiunta di cui ha beneficiato anche Carmelo Anthony mai così convincente come nei Playoffs 2009. Eppure c'è chi dice che la vera differenza tra questa Denver e quella degli anni passati sia da ricercare nell'apporto di una panchina finalmente produttiva, forte di uomini come Andersen, Kleiza e soprattutto quel J.R.Smith in passato vicinissimo ai San Antonio Spurs. Se "the Birdman" ha portato un contributo di energia e atletismo che lo scorso anno mancava ai cambi in front-line dei Nuggets, non si può dire che il rendimento di Kleiza sia particolarmente diverso da quello del 2008: il lituano viaggia sostanzialmente con le stesse cifre della passata stagione, realizzando circa un punto in meno a partita (9.9 contro 11.1) ma giocando anche meno minuti (22.2 contro 23.9). Chi per molti è salito davvero di livello è proprio J.R.Smith, finalmente maturato e capace di mettere al servizio della squadra il suo grande talento. Ma sarà vero? Vediamo i numeri di J.R.
Una prima occhiata alle statistiche per partita ci dice che Smith segna quasi 3 punti in più rispetto al 2008 (15.2 contro 12.3), prende più rimbalzi (3.7 contro 2.1), passa meglio la palla (2.8 assist contro 1.7). In realtà il cambiamento del nostro amico Earl (questo il suo vero nome) passa soprattutto dal minutaggio: Smith gioca 27.7 minuti di media contro i 19.2 dello scorso anno (+8.5), il che lo ha portato a produrre un maggior numero di punti venendo dalla panchina anche tirando peggio della stagione 2008. J.R. infatti viaggia con il 44.6% di percentuale dal campo contro il 46.1% dello scorso anno il che non gli ha impedito di aumentare la sua media punti. Come? Semplice, tirando oltre 2 volte in più per partita (11.7 contro 9.1). Un dato oltretutto per niente influenzato dal tiro da 3 punti come dimostra il fatto che segni lo stesso numero di triple (2.2 contro 2.1) prese con lo stesso numero di tentativi (5.6 contro 5.3); le percentuali sono di conseguenza pressochè identiche: 40.3% di 3P% quest'anno, 39.7% nel 2008. Smith spara da oltre l'arco come lo scorso anno, semplicemente prende più tiri da 2 punti giocando un numero maggiore di minuti.
Che il rendimento dell'uomo da San Benedict's High School non sia così entusiasmante come molti pensano è confermato anche dai valori del Player Efficiency Rating: 22.8 nel 2007-2008, 20.9 quest'anno. La differenza è minima e questo non fa che avvalorare la nostra tesi: J.R. è quello dello scorso anno, semplicemente gioca di più. Le stesse cifre nei Playoffs sono piuttosto simili: lo scorso anno nei 27 minuti di media della serie contro i Lakers viaggiava a 18.3 punti di media; quest'anno in 26.9 minuti Smith realizza 16.3 punti. Numeri piuttosto vicini, considerato che probabilmente giocando un maggior numero di gare nella post-season 2008 le medie dell'ex guardia degli Hornets si sarebbero avvicinate a quelle attuali.
Dove è davvero migliorato Smith? A rimbalzo. Smith cattura 1.6 rimbalzi in più dello scorso anno, ma soprattutto cattura il 7.7% dei rimbalzi totali disponibili contro il 5.8% della precedente stagione. Miglioramente ben visibili anche nei Playoffs, dove rispetto al 2008 cattura i soliti 1.6 rimbalzi in più a gara (3.4 contro 1.8) giocando lo stesso numero di minuti.
Più minuti (quantità), migliore a rimbalzo (qualità): questo è il J.R. del 2009.


14/05/09

Il T-Mac d'Europa - Seconda Parte

La carriera nel Montepaschi di McIntyre inizia nel migliore dei modi. Terrell è autore di una prima stagione eccellente nonostante la convivenza nel pacchetto esterni con Joseph Forte, guardia da North Carolina che ne limiterà l'impatto rispetto alle stagioni successive. Alla fine per T-Mac i numeri saranno comunque importanti, chiudendo la sua prima stagione a Siena alla media di 13.5 punti, 2.4 rimbalzi, 4.0 assist con il 40.4% da 3 punti, 14.9 di valutazione media e soprattutto il 62% netto nel tiro da 2. Incredibile per uno di quella taglia fisica. Cifre che verranno quasi totalmente confermate nei Playoffs, quelli che daranno a Siena al suo secondo scudetto.
La presenza di Forte tuttavia sembra limitare il potenziale di McIntyre. Siena decide quindi di non pareggiare la ricchissima offerta russa ricevuta dall'ex giocatore dei Boston Celtics e affianca al playmaker da Fayetteville un giocatore meno talentuoso ma sicuramente più adatto a giocare vicino all'ex ferrarese: Marvis "Bootsy" Thornton. Il rendimento di McIntyre ne trarrà beneficio come testimoniano i numeri che parleranno di 13.7 punti, 2.1 rimbalzi e 5.3 assist con il 58% abbondante da 2 punti e il 40.6% da 3. Cifre simili a quelle dell'anno precedente, peccato che T-Mac le metterà su giocando oltre 4 minuti e mezzo in meno a partita (26.1 contro i 30.6 del primo anno). La stagione 2007-2008 è anche quella del debutto in Eurolega, superato anch'esso a pieni voti. Si avevano delle perplessità sulla reale efficacia di un giocatore cosi piccolo al debutto in un torneo duro e fisico come la vecchia Coppa dei Campioni; invece Terrell ha ben presto cancellato qualsiasi dubbio si potesse avere sulle sue potenzialità portando, da leader, Siena alle Final Four. Per lui 13.8 punti di media, 4.9 assist, il solito 40% abbondante da 3 punti e un "normale" 44.9% da 2, forse l'unica vera statistica influenzata dall'impatto fisico con l'Eurolega.
McIntyre è ormai uno dei giocatori più ricercati d'Europa e il Montepaschi dovrà sudare non poco per tenere il suo leader richiesto dai potentati dell'Eurolega. Per la gioia dei tifosi senesi rimarrà alla corte di Pianigiani e nel momento in cui vi scrivo i numeri parlano nuovamente per lui: in campionato ripete le statistiche della stagione precedente, viaggiando a 13.4 punti, 5.3 assist e 2.4 rimbalzi in soli 26 minuti di media; salgono le percentuali da 3 punti che tornano all'abituale 40.6%. La guida perfetta della macchina perfetta chiamata Montepaschi Siena (1 sola sconfitta in 30 partite di Regular Season). In Eurolega un ulteriore salto di qualità: T-Mac non riuscirà a tornare alle Final Four, ma terminerà la sua cavalcata europea alle medie di 17.3 punti, 4.4 assist, 3.5 rimbalzi e 19.8 di valutazione con il 68.7% da due punti e il 39.5% da 3. Addirittura irreale sarà il rendimento di McIntyre nella serie contro i futuri campioni d'Europa del Panathinaikos. I verdi di Obradovic arriveranno a Berlino nonostante un Terrell da 24.8 punti, 4 assist, 3.5 rimbalzi, 41.7% da 3 punti e un clamoroso 82.7% da due punti nelle 4 partite della serie.
Un playmaker, un realizzatore, un leader. Questo è oggi Terrell McIntyre. Che sia lui il vero T-Mac?

13/05/09

Il T-Mac d'Europa - Prima Parte

Terrell McIntyre è oggi uno dei giocatori più ricercati d'Europa. Da anni faro del Montepaschi Siena che domina l'Italia cestistica e si confronta ad armi pari con le più forti corazzate del vecchio continente, T-Mac ha cominciato la sua carriera europea dal basso e in pochi avrebbero scommesso su una carriera cosi importante del ragazzo da Fayetteville.
McIntyre arriva in Europa nel 2003, scelto da coach Finelli e dal GM Alessandro Crovetti come il nuovo playmaker di Ferrara. La Carife disputa una stagione importante ma si scontra in semifinale contro la Virtus di Bologna, guidata dal duo ex NBA Charlie Smith-Rick Brunson. E' proprio il duello con Brunson a dare qualche dubbio su Terrell, autore di una Regular Season fantastica che chiuderà con cifre di assoluto valore: 17.3 punti, 3.1 rimbalzi, 3.5 assist, 56.6% da 2 punti, 46.5% da 3 e una OER (Efficienza Offensiva, sostanzialmente punti per possesso) pari a 1.11. Nello scontro contro l'ex guardia di Portland infatti, McIntyre soffrirà tantissimo nelle prime due partite (5 e 8 punti rispettivamente in gara 1 e gara 2) riprendendosi soltanto nella terza partita (25) con i buoi già scappati dalla stalla.
E' probabilmente questo il motivo per cui l'uomo da Clemson rimane il Legadue, dove firma un annuale con l'Upea Capo D'Orlando che gli affida le redini della squadra. Terrell sale ulteriormente di colpi, migliorando sostanzialmente in tutte le categorie statistiche e peggiorando solamente nella percentuale al tiro da 3 punti, scesa al 36% (ma quella da 2 arriverà a sfiorare il 60%!). In particolare è il numero di assist a crescere sensibilmente: 121 in 26 gare per una media di 4.7 ad allacciata di scarpe contro i 112 dell'anno precedente; si ma in 32 partite. L'Upea stravince il campionato e il piccolo playmaker americano (1,75m) può finalmente esordire in Lega A.
Lo farà tuttavia con la maglio della Bipop Reggio Emilia che lo firma per la stagione 2005-2006. Non si può dire che il ragazzo soffra il salto di categoria: Terrell chiude la sua prima annata in Serie A con 16.9 punti di media, 2.8 rimbalzi, 4.3 assist, 17.0 di valutazione e 1.03 di OER; calano soltanto le sue percentuali da 2 punti (comunque un buon 46.3%) tornando ai suoi standard nel tiro da 3 (42.9%). Memorabile la gara sul campo della Virtus Bologna dove si vendica della sconfitta in semifinale ai tempi di Ferrara chiudendo con 41 punti, 6 assist, 45 di valutazione, 2.0 di OER e 10/10 (10/10!) nelle triple. E' pronto per una grande e la chiamata arriva puntuale: Minucci e Pianigiani ne faranno il perno del nuovo progetto Siena.

12/05/09

L'addizione decisiva?

Nel 2003 gli Utah Jazz selezionano con la 47esima chiamata assoluta del Draft una guardia 21enne uscita da Alabama al termine della sua stagione da sophomore. Le sue cifre parlano di 16.4 punti, 3.9 rimbalzi e 3.9 assist ad incontro e arriva a Salt Lake City scelto da una dirigenza che ha il chiaro obiettivo di trasformarlo in un playmaker. La vita con i Jazz non è delle più facili, soprattutto perchè coach Sloan gli preferisce i due play più puri del roster, Carlos Arroyo e Raul Lopez. Sì, gli attuali registi di Maccabi e Real Madrid. Il protagonista della nostra storia è autore tuttavia di una discreta stagione da rookie che chiude a 5 punti di media e oltre 1.3 assist a partita in poco più di 13 minuti di utilizzo. Non verrà comunque riconfermato da Utah.
Sul mercato dei Free Agent a credere in lui sono i Milawaukee Bucks che gli affidano la regia della squadra: 10.2 punti a partita e oltre 6 assist di media; non sarà Stockton (ecco che tornano i Jazz nel nostro racconto) ma per un secondo anno sono cifre discrete. La buona stagione non gli vale la conferma da regista titolare: dal Draft arriva infatti T.J. Ford, che conquista il posto di play titolare per la franchigia del Wisconsin. La stagione del nostro uomo è comunque buona e dirà alla fine 12.1 punti a partita, 4.0 assist, 2.5 rimbalzi. Sostanzialmente sono le cifre di T.J. che smazza 2.6 assist in più a gara, prende più rimbalzi ma realizza la stessa media punti e tirando con percentuali peggiori. C'è un però: gioca quasi 10 minuti di più a partita. Milwaukee riceve in estate un'offera importante per Ford (dai Raptors) e avendo in casa il nostro ragazzo decide di cedere il playmaker da Texas.
Finalmente titolare nelle due stagioni successive il talento dell'uomo da Alabama viene fuori. Le cifre salgono costantemente e nell'ultima stagione a Milwaukee (2007-2008) i suoi numeri sono importanti: 17 punti a partita, 6.3 assist, 3.4 rimbalzi con il 48% dal campo e quasi il 39% da 3 punti; percentuali eccellenti per uno che prende addirittura il 78% dei suoi tiri con soluzioni in jump shot. E la chiamata della vita arriva puntuale.
Il nostro ragazzo passa ai Cleveland Cavs di Lebron James. La cura Lebron darà i suoi frutti: nella prima stagione in Ohio le statistiche parlano di una point-guard da 18.3 punti, 3.4 rimbalzi, 4.1 assist con il 46.7% dal campo e il career-high nella percentuale da oltre l'arco (43.6%). La presenza di James inevitabilmente fa sì che gli assist diminuiscano; tuttavia tirare sugli scarichi del Prescelto è tutta un'altra cosa e il nostro ragazzo diventa una macchina nel tiro da 3 punti.
Parliamo ovviamente di Maurice "Mo" Williams, addizione fondamentale per questi Cleveland Cavs: sostanzialmente un Daniel Gibson molto più forte a tirare sugli scarichi di Lebron e un solista importante da utilizzare nei momenti in cui il 23 è seduto a riposare.
I risultati direi che si sono visti.

Tre uomini per un Premio

Come molti di voi sapranno ieri è stato assegnato il premio di giocatore più migliorato della stagione NBA. Ha vinto Danny Granger, l'ala dei Pacers protagonista di una stagione super che tuttavia non ha condotto Indiana al raggiungimento del famigerato ottavo posto ad Est.
Supponiamo per un momento che il premio non sia ancora stato assegnato e consideriamo le cifre stagionali di tre giocatori che per mantenere anonimi (ma solo per un momento) chiameremo Giocatore A, Giocatore B, Giocatore C. I tre ragazzi in questione saranno tre dei nominati al premio di Most Improved Player del 2009. Vediamo dunque nel dettaglio i loro numeri:
  • Giocatore A: 25.8 punti, 5.1 rimbalzi, 2.7 assist, 1.0 recuperi, 1.4 stoppate, 44.7% dal campo, 40.4% da 3 punti, 21.8 di Player Efficiency Rating (PER)
  • Giocatore B: 25.3 punti, 6.5 rimbalzi, 2.8 assist, 1.3 recuperi, 0.7 stoppate, 47.6% dal campo, 42.2% da 3 punti, 20.8 di PER
  • Giocatore C: 21.3 punti, 3.3 rimbalzi, 6.9 assist, 1.7 recuperi, 0.2 stoppate, 43.8% dal campo, 29.1% da 3 punti, 21.6 di PER

Come è certamente visibile da questi numeri la lotta per il titolo di MIP della stagione avrebbe dovuto vedere un testa a testa tra A e B, molto simili sia come pure cifre che come rendimento complessivo con qualche piccola differenza tuttavia non decisiva per il giudizio sul giocatore. C autore di un'eccellente stagione sembra abbastanza lontano (PER e assist a parte) dall'eccellenza dei primi due.
Scopriamo ora i nomi dei tre giocatori: A è Danny Granger, B è Kevin Durant, C è Devin Harris. Un testa a testa tra Granger e Durant? Vediamo la classifica stagionale del premio:

  1. Danny Granger, 48 voti come MIP e 364 punti totali
  2. Devin Harris, 43 voti come MIP e 323 punti totali
  3. Kevin Durant, 6 voti come MIP e 83 punti totali

Quindi Durant ha preso 42 voti come MIP meno di Granger, e un totale di 281 punti in meno rispetto all'ala dei Pacers; 37 voti e 240 punti in meno rispetto a Harris. Francamente inspiegabile. Perchè? Perchè a vincere non è il giocatore (A, B, C, D, o Z che sia) ma la squadra e quindi trionfa l'ala dei Pacers (36 W), secondo è il playmaker dei Nets (34 W) e terzo è l'esterno dei Thunder (solo 23 W).
Vi chiederete: lo straordinario Lebron James del 2009, avesse chiuso con il terzo/quarto record della Lega avrebbe vinto il premio di MVP? Se la vostra risposta è no o se avete anche il minimo dubbio avete la mia comprensione

I Playoffs di Rajon Rondo

Diciamo le cose come stanno: tantissimi (me per primo) consideravamo Rondo come l'anello debole dei Celtics. Almeno all'inizio della scorsa stagione, quando sembrava che accanto ai Big Three mancasse proprio un playmaker di qualità. Rondo ha superato la prima stagione non senza qualche problema, dimostrandosi un giocatore di prospettiva ma ancora con qualche limite, coperto (fortunatamente per lui e per i Celtics) dal sistema di Boston costruito attorno a Garnett, Pierce e Ray Allen.
Quest'anno è arrivato il salto di qualità, dimostrato da una Regular Season chiusa con i career-high per punti, rimbalzi, assist, recuperi, percentuale dal campo e percentuale da 3 punti. Davvero cresciuto. E l'inizio dei Playoffs non ha fatto che confermare i numeri e le impressioni della Regular Season.
Nel momento in cui scriviamo Rondo viaggia con 18.3 punti, 9.5 rimbalzi e 10.5 assist nella post-season. Praticamente una tripla doppia di media, il tutto senza essere necessariamente Lebron James. Migliorato anche nella percentuale dal campo rispetto ai Playoffs dello scorso anno (43% circa contro il 41% scarso dell'anno scorso), il suo score parla anche di 116 assist a fronte di sole 29 palle perse (davvero poche considerando il suo modo di giocare "spericolato") il tutto condito da 28 recuperi. Nettamente sopra la media anche secondo la valutazione del PER (20.8 contro il "normale" 15.8 della scorsa stagione).Cifre da campione.
Eppure si hanno ancora dei dubbi. Dubbi su un giocatore che non migliora, anzi peggiora nel tiro da fuori (37.5% di eFG% nel tiro in sospensione contro il 42.2% dello scorso anno), dubbi su un playmaker dalle discutibili percentuali in lunetta (64%), dubbi su un regista che sta venendo fuori prepotentemente all'interno di un contesto vincente, offensivo e difensivo, che ne copre i limiti e ne esalta le (notevoli) doti. Probabilmente solo il tempo e un contesto tecnico differente ci diranno la verità su questo giocatore.
Per adesso limitiamoci a dire che in contumacia Garnett il leader dei Celtics è lui: Rajon Rondo da Louisville signori. Davvero sorprendente

08/04/09

Episode 0

Un saluto a tutti. Con questo primo post dò ufficialmente il via al mio blog.
Come suggerisce il titolo sarà uno spazio dedicato alla pallacanestro, ai suoi numeri, alla ricerca di un'analisi oggettiva di questo sport attraverso l'utilizzo dei suoi dati statistici. Prendendo spunto da quanto (con successo) è stato fatto per il baseball, cercherò di approfondire lo studio del basket in tutte le sue forme: NBA, Eurolega, NCAA. Proverò a trattare anche l'argomento Europa, la cui analisi statistica trova sul web meno di spazio di quello dedicato (giustamente) alla pallacanestro americana.
Per i visitatori stranieri (spero numerosi) sarà possibile visualizzare una traduzione del testo mediante l'apposito comando visibile nella sidebar.
Non credo di dover aggiungere altro. Vi auguro una buona lettura, nella speranza di offrire un punto di vista nuovo e possibilmente interessante al già ampio spazio dedicato al basket e presente sul web.