02/11/10

NBA, costruire una contender

Ho cominciato a collaborare con il sito italiano Basketnet. Questo il primo articolo della mia rubrica.


L’estate appena trascorsa segnerà inevitabilmente i prossimi 10 anni di storia NBA. Se ne è discusso a lungo, si è parlato di mercato, firme, scambi, rinnovi. Ma soprattutto si è parlato di loro, di James, Wade e Bosh, i nuovi Big Three della pallacanestro americana. La scelta di LeBron ha scatenato una serie infinita di commenti, creando una netta divisione tra coloro che si sono mostrati entusiasti o assolutamente critici nei confronti di King James e della sua decisione. In questo articolo tuttavia non parleremo dei nuovi Heat, di chi sarà il loro leader, di chi prenderà in mano Miami nei momenti decisivi; ci concentreremo invece sul lavoro di Pat Riley, e sulla difficoltà per un executive NBA di costruire una contender sostanzialmente da zero, attorno a 3 grandi giocatori arrivati dal mercato dei Free Agent. Già perché paradossalmente il difficile per Riley e l’intero front-office di Miami è cominciato dopo l’annuncio di James, con un Salary Cap già occupato per 43 milioni di dollari dai soli ingaggi delle tre stelle (peraltro arrivate al taglio di stipendio pur di giocare con la stessa maglia) e la disponibilità di circa 15 milioni di dollari per completare il roster, non sforare il Cap e consegnare nelle mani di Spoelstra (o di Riley?) una squadra pronta a vincere da subito. Decisamente pochi, se si pensa che i Los Angeles Lakers campioni in carica e assoluti favoriti sfiorano i 100 milioni di dollari di monte ingaggi (per la precisione 95.2). Questo perché la presenza di alcune eccezioni salariali come la Mid-Level Exception in un certo senso “aiuta” quelle squadre già sopra al Cap ma disposte a spese incredibili pur di confermarsi ai vertici della NBA, mentre penalizza progetti come quello degli Heat, di fatto arrivati alla fatidica estate 2010 senza mezzo giocatore sotto contratto. Il paragone con i Big Three di Boston infatti non regge: i Celtics avevano già a roster i due uomini destinati a completare il quintetto (Rondo e Perkins), oltretutto sotto il controllo salariale dei biancoverdi per cifre che possiamo definire ragionevoli. Riley ha dovuto ricostruire tutto invece, riuscendo tuttavia ad allestire un team competitivo (ancorchè incompleto a mio modo di vedere) e in grado di lottare per il vertice della Eastern Conference contro le potenze Celtics e Magic.
L’articolo che propongo oggi prende spunto dalla difficoltà di costruire una contender NBA praticamente da zero, principalmente a causa delle regole del Salary Cap. Per farlo mi sono ispirato ad un lavoro del mio amico Renè Saggiadi, apprezzato analista italiano del baseball MLB. Cosa ha fatto? Renè ha provato a costruire una squadra MLB scegliendo a posteriori giocatori firmati con contratto di un anno dai rispettivi club. Ha poi valutato il loro impatto tramite l’indicatore statistico avanzato WAR (Wins Above Replacement) “dando vita” ad una squadra da circa 104 W nella stagione regolare della MLB, che ne avrebbe fatto la numero uno assoluta del baseball americano. Perché giocatori con contratti così brevi? Perché chiaramente costano meno ed ha quindi messo su una contender (ripeto: a posteriori, quindi senza prevedere come sarebbero andati i giocatori in quella precisa stagione) spendendo meno di 100 milioni di dollari di salari. In pratica un roster che costa meno della metà di quello dei formidabili e ricchissimi campioni in carica dei New York Yankees.
Il mio progetto è un filo diverso. Sono partito da due considerazioni molto semplici: innanzitutto la NBA presenta un Salary Cap e per la mia idea (che analizza i dati della Regular Season 2009-2010) avevo un budget di circa 58 milioni di dollari (corrispondente appunto al tetto di 57.7 milioni fissato per l’ultima stagione) per un roster di 15 giocatori; ho poi pensato di costruire la squadra attorno a due stelle, perché la NBA e la sua storia insegnano come la presenza di due star all’interno di una contender sia requisito fondamentale per puntare al titolo, salvo rarissimi casi (ad esempio i Pistons 2004) che rappresentano una vera e propria eccezione all’interno dell’ “albo d’oro”. Il punto fondamentale tuttavia è un altro, ovvero l’indicatore statistico di cui mi sono servito per calcolare le ipotetiche vittorie in Regular Season che avrebbe raggiunto la mia squadra. Ebbene anche io mi sono servito di un rilevatore avanzato, trattasi del cosidetto Win Shares (WS) che possiamo trovare sull’ottimo sito Basketball-Reference. Il Win Shares fondamentalmente analizza il contributo di ogni singolo giocatore nei successi della propria squadra, nell’ipotesi in cui un WS corrisponda ad una vittoria. L’indicatore statistico è diverso dal WAR utilizzato dagli analisti MLB ma è tuttavia interessante per procedere con l’idea alla base di questo articolo. I punti in comune con il lavoro da cui ho preso spunto sono invece due: ho scelto solo giocatori che hanno firmato contratti annuali per la stagione 2009-2010(ad eccezione delle due star attorno a cui costruirò la squadra) ed ho analizzato la situazione a posteriori, cioè immaginando di metter su un team conoscendo i WS che i giocatori selezionati avrebbero prodotto.
Di seguito propongo quindi il mio roster, con quintetto base, panchina e dati relativi a Win Shares e salario:

1. Jason Williams, G, 4.5 WS, 1.306.455 $

2. LeBron James, G-F, 18.5 WS, 15.779.912 $

3. Matt Barnes, F, 5.9 WS, 1.600.000 $

4. Amare Stoudemire, F-C, 10.7 WS, 16.378.325 $

5. Ben Wallace, C, 4.7 WS, 1.306.445 $

6. Carlos Arroyo, G, 3.7 WS, 1.107.572 $

7. Wes Matthews, G, 4.6 WS, 457.800 $

8. Hakim Warrick, F, 3.5 WS, 3.000.000 $

9. Channing Frye, F-C, 6.4 WS, 2.000.000 $

10. Juwan Howard, F-C, 2.6 WS, 1.306.455 $

11. Anthony Tolliver, F, 2.5 WS, 359.546 $

12. Flip Murray, G, 1.8 WS, 1.990.000 $

13. Joe Smith, F-C, 0.9 WS, 1.306.455 $

Subito le considerazioni. Come si vede ho costruito la squadra attorno a due superstar, una nel pacchetto esterni (James), l’altra tra i lunghi (Amare Stoudemire). Ho poi selezionato “solo” 13 giocatori, lasciando cioè due posti nel roster per eventuali scelte al Draft/giocatori provenienti dall’Europa di cui la mia squadra detiene i diritti. Ho infine cercato di realizzare un roster equilibrato, completo in tutti i ruoli da un punto di vista tecnico e giusto mix tra giovani e giocatori di esperienza. I risultati statistici li otteniamo con due semplici somme: il roster in questione sarebbe costato “solamente” 47.9 milioni di dollari, quasi 10 milioni sotto al Cap fissato dalla Lega. In più il dato delle WS è addirittura clamoroso: la somma totale è 70.8 WS. Anche considerando l’errore statistico (che Basketball-Reference ci dice compreso tra 3 e 4 vittorie) otteniamo una squadra che avrebbe totalizzato 67-68 vittorie in Regular Season, non lontano dal record dei leggandari Bulls 1995-1996 di Jordan, Pippen e Rodman.
Ora è chiaro che ci sono tante domande a cui rispondere e che io stesso mi sono posto: ma i giocatori avrebbero prodotto davvero queste vittorie giocando insieme? Si sarebbero trovati bene a convivere nello stesso sistema? Come sarebbe stata la stagione di giocatori come Frye o Wes Matthews in sistemi diversi che non ne avessero esaltato le caratteristiche come Phoenix o Utah? E difensivamente questa squadra che difficoltà avrebbe avuto? La stagione della vita fatta da alcuni nomi della nostra lista sarebbe stata ripetuta in quei termini? Quesiti assolutamente legittimi, cui mi piacerebbe dare delle risposte ma che purtroppo, non avendo visto questa squadra sul campo, non potremo mai dare.

Da qui la conclusione della mia analisi: certamente non è possibile stabilire a priori se sia pensabile costruire un roster da zero soltanto basandoci su un’analisi statistica che valuti la produzione effettiva di un gruppo di singoli giocatori scelti per comporre il roster di una contender. E’ altrettanto vero però che l’analisi oggettiva di quello che è il gioco permette oggi di valutare i giocatori in maniera certamente più efficace di quello che si poteva fare con le statistiche “tradizionali” e che con un po’ di fortuna e un sistema di gioco che esalti le caratteristiche del proprio gruppo sia anche possibile costruire una contender senza svenarsi da un punto di vista economico e potendo valutare “realmente” l’impatto di un giocatore all’interno di una squadra, anche in termine di vittorie effettivamente “prodotte” dal singolo atleta.

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